Dal 2004 le cose non sono più le stesse…
Facebook, Instagram, YouTube, Twitter (e chi più ne ha più ne metta), sono diventati parte integrante delle nostre vite tanto che, solo in Italia, circa 35 milioni di persone utilizzano i social e ci passano in media quasi due ore al giorno.
Ma perché?
Tendenzialmente i motivi sono:
- Per rimanere in contatto
- Per informarsi
- Per sentirsi parte di qualcosa
- Per farsi ascoltare o vedere
…o semplicemente per passare il tempo.
Bisogna considerare ogni accesso ai social come dei frame quotidiani.
Ogni accesso è spinto da motivazioni diverse: scoprire come i nostri amici hanno passato l’ultimo weekend, se davvero Marco sta frequentando Lisa come sospettavamo, per condividere la foto del nostro ultimo viaggio e sentirci fighi.
Cosa significa questo per le aziende?
Quando decidiamo di investire denaro nella nostra comunicazione online dobbiamo sempre chiederci se quello che diciamo/promuoviamo possa davvero superare, in termini di attenzione, il frame quotidiano delle persone?
Nota che parliamo di persone, non “target” ma uomini e donne con i loro interessi, le loro paure, i loro desideri.
Ecco perché pensare di “sparare” la nostra pubblicità su Facebook semplicemente impostando una località, una fascia di età e il sesso, non è una strategia efficace, non sul lungo periodo.
I social sono (spesso) un mercato di domanda latente.
Mentre la domanda diretta si manifesta nel momento in cui la persona è consapevole di avere un bisogno e cerca ad esempio “ristorante a Napoli”, la domanda latente invece è quando la persona non è consapevole di avere un bisogno (forse davvero non ce l’ha) ma le sue caratteristiche lasciano intendere che possa essere potenzialmente interessata ad un prodotto o un servizio.
In questo caso, se riusciamo a intercettare la sua attenzione attraverso una strategia user centric (in cui l’utente è al centro) è possibile che la domanda latente si trasformi in domanda diretta.
Per concludere quindi…
L’errore che spesso si commette quando si fa pubblicità sui social, è quello di pensare che le persone siano lì per comprare, o addirittura per comprare il nostro prodotto che magari nemmeno conoscono.
Dispiace ammetterlo, ma è molto più complesso di così.